di Francesco Orsini
Lo
statunitense Lovecraft non è stato solamente uno scrittore e poeta
incompreso dai suoi contemporanei, ma si è rivelato essere anche un
fine saggista e critico letterario, consacrato a posteriori tra i
maggiori scrittori di genere horror insieme ad autori del calibro di
Edgar Allan Poe.
Questo
poliedrico autore,
considerato
peraltro uno dei pionieri del filone fantascientifico,
non fu
apprezzato dai critici del suo tempo per
via dei suoi racconti e romanzi disturbanti,
dovendo
quindi
aspettare la sua dipartita per godere di una certa fama che
perdura tutt'oggi.
La
sua esistenza, alquanto piatta e poco
interessante
come egli
stesso ebbe modo di affermare, fu condotta fra quegli
stenti
e quella
miseria che
lo accompagnarono fino
alla morte.
Howard
Phillips
Lovecraft nacque il 20 agosto
1890
a
Providence
(Rhode
Island),
figlio unico
di
Winfield Scott Lovecraft, rappresentante di
una
ditta di argenteria,
e Sarah Susan Phillips, figlia
di un possidente terriero un
tempo facoltoso.
Quando
Lovecraft aveva tre anni, Winfield
manifestò
i sintomi di un episodio psicotico acuto in un albergo di
Chicago dove si trovava a causa di un viaggio d'affari.
L'episodio
in questione, nel quale l'uomo in delirio sosteneva di essere stato
insultato da una cameriera e che la moglie era stata aggredita nella
sua stanza, lo condusse al ricovero presso il Butler Hospital di
Providence dove fu accertata la sua infermità mentale.
Lovecraft
fu quindi cresciuto dalla madre, dalle zie Lillian ed Annie Phillips
e dal nonno Whipple Van Buren Phillips, in una villa in stile
coloniale sviluppata su tre piani di proprietà del nonno stesso sita al civico 194 di Angell Street di Providence.
Whipple, appassionato dei grandi romanzi gotici, iniziò il nipote
alla lettura delle novelle dei Grimm e sopratutto alla raccolta di
narrazioni de Le mille e una notte,
libro da cui Lovecraft prenderà le idee per creare il famigerato
Necronomicon.
Nel 1896
venne a mancare Rhobinia Alzada Phillips,
la nonna materna che lo aveva introdotto agli studi astronomici.
la nonna materna che lo aveva introdotto agli studi astronomici.
A
causa di questo traumatico avvenimento, Lovecraft incominciò ad
avere degli incubi popolati da esseri alati neri e rugosi, da lui
battezzati “Magri notturni” (Night-Gaunts) che
continuarono a perseguitarlo per anni.
Questi
mostri senza
volto erano soliti afferrarlo in sogno e
trascinarlo in volo ad
una velocità altissima nello spazio, mentre lo trafiggevano con dei
forconi.
Nel
1898, anno in cui morì il padre presumibilmente a causa della
neurosifilide, Lovecraft incominciò ad ampliare le sue letture,
spaziando dalle opere di Poe a quelle di Wells e Verne, le quali
alimentarono il suo interesse verso l'ignoto e scienze quali la chimica.
Nel
1900 fu vittima dei primi esaurimenti nervosi, condizione peggiorata
anche dall'atteggiamento morboso di una madre iperprotettiva
(imbottiva gli spigoli della mobilia per impedire che il figlio
potesse ferirsi urtandovi) che, per impedirgli di uscire di casa, gli
diceva con non poca brutalità che aveva un aspetto troppo ributtante
per mostrarsi in pubblico.
Il
1904 fu per lui un anno drammatico, in quanto la morte del nonno
ridusse l'intera famiglia sul lastrico, tanto che fu costretto a
trasferirsi con la madre in una modesta abitazione situata al civico
598 della stessa Angell Strett.
Il
giovane Howard cominciò in quell'anno la carriera liceale, ma non
riuscì a completare il suo cursus studiorum a causa dei suoi
problemi di salute.
Una
lettera del 3 giugno 1906 indirizzata al Providence Sunday
Journal, nella quale parlava dell'astrologia come roba da
ciarlatani, fu il suo debutto sulla carta stampata.
Nello
stesso anno indirizzò un suo lavoro scientifico allo Scientific
American, nel quale ipotizzava l'esistenza di un pianeta oltre
Nettuno (si riferiva a Plutone, scoperto solo nel 1930).
L'intensificarsi
dei problemi di salute lo costrinse ad abbandonare gli studi
definitivamente nel 1908, ed il corso di chimica per corrispondenza a
cui si iscrisse nel 1909 non fu completato alla stregua dei suoi studi ordinari.
In quegli anni Lovecraft, con sua madre come unica compagnia, visse recluso in casa, svegliandosi tardi al mattino e restando
sveglio durante la notte.
Nel
1911, gli incauti investimenti di suo zio Edwin contribuirono a
portare la famiglia di Lovecraft in un definitivo in stato di povertà
dal quale lo scrittore non uscì mai.
L'anno
successivo, l'autore in erba pubblicò la lirica Providence in
2000 A.D. nel Providence Evening Bulletin, mentre
nel 1913 alcune sue lettere pubblicate sul
giornale pulp Argosy
lo fecero
notare da Edward F. Daas, presidente dell'associazione di scrittori
dilettanti United Amateur Press Association (U.A.P.A.).
Nel
1915 intraprese l'unico lavoro che proseguì fino alla morte, ovvero
quello di revisore di manoscritti altrui.
Nel
frattempo prese forma la sua vasta rete di corrispondenti, che si
ampliò così tanto negli anni da includere scrittori del calibro di
Robert Bloch (autore di Psycho) e Robert E. Howard (ideatore
di Conan il Barbaro e Solomon Kane) nel novero degli
interlocutori.
La
sua corrispondenza diventò così fitta con il passare degli anni,
vista anche la quantità di tempo giornaliero che Lovecraft dedicava
alle sue lettere, che ci sono voluti venti anni per ordinare le
migliaia di missive, alcune lunghe un centinaio di pagine.
Lettere
dalle quali non emerge la figura ombrosa dello scrittore solitario,
disadattato, cagionevole e represso, ma quella di un uomo dalla vasta
cultura e prodigo di consigli verso i giovani
autori, che si trovava più a suo agio comunicando con la scrittura
che con la parola.
Le suddette qualità
che affascinarono non poco la sua schiera di discepoli, Derleth,
Fritz e Leiber per citarne alcuni, tanto che alla sua morte essi
scrissero sentiti ritratti dell'amico scomparso.
Il
1917 fu l'anno dell'ingresso degli Stati Uniti nel primo conflitto
mondiale e Lovecraft cercò invano di entrare volontario nella
guardia nazionale del Rhode Island, ma l'intervento repressivo della
madre non gli consentì di esaudire questo suo desiderio.
Nello
stesso periodo, su suggerimento dello scrittore W. Paul Cook, scrisse
i racconti brevi La Tomba
e Dagon, anche
se l'incontro cruciale per Lovecraft avvenne nel 1919 con Lord
Dunsany, essendo lo scrittore irlandese la sua maggiore fonte di
ispirazione.
In
quello stesso anno la madre di Lovecraft fu ricoverata al Butler
Hospital (lo stesso ove era morto il marito) a causa di gravi episodi
depressivi, ove morirà nel 1921 per complicazioni insorte durante
una colecistectomia.
Sonia H. Greene |
Quando
nel 1922 la rivista Home Brew gli commissionò alcuni
racconti, Lovecraft abbandonò la sua vita routinaria per iniziare a
leggere le sue opere in pubblico e partecipare a conferenze. Nel
contempo fu nominato presidente dell'U.A.P.A. e viaggiò spesso nel
New England.
Grazie
ai racconti pubblicati su Home Brew ( primo
fra tutti Herbert West,
rianimatore) attirò
l'attenzione di Edwin E. Baird, direttore della rivista pulp
Weird Tales, il quale decise di inserire Dagon nel suo
periodico. Su
Weird Tales nel 1924 verrà pubblicato anche il racconto Sotto
le piramidi, commissionato a Lovecraft da Houdini in
persona, riguardante una fittizia avventura vissuta dall'illusionista
fra le piramidi dell'Egitto.
Nello
stesso anno lo scrittore si unì in matrimonio con Sonia Greene,
trasferendosi con lei a Brooklyn. Si narra che la stessa
donna, davanti all'atteggiamento schivo e riservato dello scrittore, abbia fatto il primo passo. Pare
che per fronteggiare l'apatia dell'uomo sia stata lei ad andare a
trovarlo a Providence e ad avergli dato un bacio, al quale Lovecraft
reagì disturbato.
Nel
contempo, gli editori di Weird Tales gli offrirono il posto di
direttore del giornale ma egli, non volendosi trasferire a Chicago,
cedette il suo posto a Farnsworth Wright.
Anche
a New York Lovecraft fu perseguitato da problemi economici e, poiché
la ricerca di un impiego si rivelò infruttuosa, si ritrovò
nella condizione umiliante di dovere dipendere economicamente dalla
moglie.
Quest'ultima,
che nel frattempo aveva visto fallire la sua attività di modista, fu
costretta a partire per l'Ohio in cerca di fortuna lasciando il
marito in quella caotica metropoli che, popolata da quel crogiolo di
lingue e costumi, un gentiluomo proveniente dall'ordinata provincia
non riusciva a sopportare.
Lovecraft
restò a vivere da solo a Red Hook, la zona di Brookyn teatro di uno
dei suoi più famosi racconti, vivendo in povertà e riuscendo a
sfamarsi irregolarmente con una dieta insalubre composta da un po' di
formaggio e dei fagioli in scatola.
Infastidito
dalla confusione di quel quartiere così popoloso, ritornò nella ben
più calma Providence nel 1926, dove riprese contatti con Donald
Wandrei e August Derleth.
Il
motivo di questo trasferimento si spiega nella sua incapacità di
inserirsi in un contesto sociale e lavorativo nel quale invece le
migliaia di immigrati, dai quali lui prendeva le distanze con un
certo snobismo (vengono qui tralasciati i dibattiti sul razzismo
dello scrittore), si calavano con facilità.
Nel
1929 divorziò (anche se le pratiche non furono sbrigate
completamente) da Sonia Greene e, a causa della fine repentina di
questa unione, nacque in molti la convinzione che Lovecraft fosse
asessuale, nonostante la moglie stessa negò queste illazioni.
C'è
comunque da accettare il fatto che le pulsioni di Lovecraft non
fossero così forti, in quanto egli focalizzava la sua attenzione più
sulle attività mentali che su quelle sessuali, avendo di queste
ultime nozioni imparate esclusivamente dai libri.
Lovecraft a Brooklyn |
Gli
ultimi undici anni della vita dell'autore furono molto produttivi dal punto
di vista letterario, in quanto scrisse opere magistrali come Il
caso di Charles Dexter Ward,
Alle montagne della follia
e La maschera di Innsmouth.
e La maschera di Innsmouth.
Nel
1933 la sua situazione economica continuò a peggiorare
inesorabilmente, tanto da costringerlo ad un nuovo trasloco, questa
volta in un alloggio minuscolo al numero 66 di College Street con zia Annie. Il
1934 partì per la Florida, ove fu ospite per quasi due mesi
dell'amico Robert Hayward Barlow, futuro esecutore letterario
dell'autore di Providence.
L'anno
seguente Weird Tales respinse il suo lavoro L'ombra
calata dal tempo,
avvenimento
che lo gettò nel completo
sconforto e lo spinse a dedicarsi solo alla revisione di testi altrui
ed a qualche sporadica collaborazione con terzi.
L'epilogo
della sua difficile vita può essere collocato nel marzo 1937, quando
fu ricoverato a causa di un tumore intestinale in fase molto avanzata
al Jane Brown Memorial Hospital, per poi ivi morire alle 6:00 del
mattino il 15 dello stesso mese.
Si
narra che Harry Brobst, un conoscente che si recò a visitare
Lovecraft in ospedale, cercò di confortare il sofferente
scrittore dicendogli di affrontare la situazione con lo stoicismo
degli antichi filosofi. Lovecraft non rispose, anche se scosse la
testa in segno di disapprovazione.
Probabilmente
l'autore di Providence era a conoscenza della sua malattia da tempo,
ma volle tenere la notizia per sé.
Infatti,
lo stesso Robert Bloch affermò che, se fosse stato a conoscenza
delle condizioni di salute di Lovecraft, avrebbe raggiunto Providence
in ginocchio partendo dalla California per poter assistere il suo
amico e maestro.
Negli
ultimi mesi della sua vita scrisse il cosiddetto Diario di Morte
dove annotò con perizia le sue condizioni di salute mentre la
malattia progrediva.
La
sua salma, dopo una cerimonia funebre presso l'impresa di Horace B.
Knowles, fu sepolta nel monumento funebre della famiglia Phillips,
nel cimitero di Swan Point a Providence.
Nel
1977 un gruppo di ammiratori dello scrittore raccolsero del denaro con cui realizzarono una lapide commemorativa. Su di essa furono incisi il nome
dello scrittore, la data di nascita e di morte e la frase “I am
Providence” (Io sono Providence), tratta da una sua lettera
destinata al suo amico James F. Morton.
In
questa epistola Lovecraft citò una frase tratta dal testo Vita di
S. Antonio scritto da Atanasio di Alessandria: «Una volta mi
apparve un demone molto alto che osò dire:
“Sono la potenza di Dio, sono la Provvidenza. Cosa
vuoi che ti dia in dono?»
Nel
1997, a poco più di sessant'anni dalla morte di Lovecraft, degli
sconosciuti hanno cercato di riesumarlo scavando in corrispondenza
della nuova lapide, ignorando la vera ubicazione della salma.
È
innegabile che Lovecraft, grazie alle sue
opere ed all'alone di mistero creatosi
intorno alla sua figura, esercita
ancora oggi sui
lettori un fascino potentissimo.
Egli,
al contrario degli autori horror classici, non ha presentato al
lettore vampiri, licantropi, zombie che divorano cervelli o altri mostri tangibili da poter confrontare e combattere (Lovecraft non si abbandona mai allo splatter ed alla violenza gratuita).
Egli, invece, è riuscito nell'impresa di dar forma
all'orrore che un uomo come lui, angosciato dalla sua epoca, provava
nei confronti di una società alla quale non si sentiva di
appartenere e dove imperversava la perdita delle poche certezze
fondamentali.
Dando
a questi orrori le sembianze di creature ultraterrene dall'aspetto
abominevole e tentacolare, personificò le
paure, le pulsioni e le debolezze umane senza descriverle in maniera esatta, ma
lasciando che il lettore potesse immaginarne le fattezze da lui solamente accennate.
L'immaginazione
sarebbe l'unico strumento per affrontare queste terribili
incarnazioni, dopo averle evocate con la propria fantasia al fine di studiarle alla stregua di uno scienziato.
Fonti:
-
Internet
-
Pilo G., Fusco S. (a cura di), Lovecraft. Tutti i romanzi e i
racconti, Roma, Newton Compton Editori, 2009
-
Joshi
S.T.,
A
Dreamer and a Visionary: H. P. Lovecraft in his Time,
Liverpool University Press, 2001
-
Joshi
S.T.,
Schultz D.E.,
An
H. P. Lovecraft encyclopedia,
Greenwood Publishing Group, 2001
Nessun commento:
Posta un commento